Con la dottoressa Elisabetta Merlin, medico veterinario della clinica Ca’ Zampa Tre Torri ed esperta in oncologia, oggi affrontiamo un tema delicato: il fibrosarcoma, come ce ne accorgiamo, cosa fare e quali terapie e cure seguire per far star bene il nostro gatto.

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Che cos’è il fibrosarcoma nel gatto?

Purtroppo è un tumore maligno abbastanza comune nel gatto che tende a svilupparsi a livello della cute o del sottocute, ovvero il tessuto adiposo localizzato al di sotto della pelle del gatto. In oncologia lo classifichiamo come tumore di origine mesenchimale, cioè che origina dal tessuto connettivo e l’età d’insorgenza è l’età media, cioè tende a presentarsi all’incirca agli otto anni di età, ma può capitare di riscontrare questo tipo di tumore anche in gatti più giovani o più anziani.

In passato si associava la comparsa del fibrosarcoma al fatto che il gatto fosse stato vaccinato in precedenza con vaccini contro la rabbia o contro la leucemia felina e in particolare si imputava ad alcuni adiuvanti (sostanze contenute nel vaccino) la comparsa di questo tipo di tumori. In realtà sappiamo adesso che qualsiasi trauma a carico del gatto insieme a fattori di predisposizione genetica può essere uno stimolo alla formazione di questo tipo di tumore quando correlato ad una iniezione.

Esistono anche fibrosarcomi che si sviluppano in gatti che non sono mai stati vaccinati o che sono stati vaccinati molti anni prima dell’insorgenza del tumore; in generale il fibrosarcoma è un tipo di tumore con un tasso di metastasi (possibilità di diffondere ad altri siti dell’organismo) piuttosto basso e con al contrario una capacità di invasione locale estremamente alta. Bisogna “immaginarlo” come un polipo: intorno alla massa principale si sviluppano dei tentacoli che diffondono il tumore localmente in maniera non sempre valutabile clinicamente.

Quali sono i sintomi principali?

Il sintomo principale è la presenza di un nodulo: di solito il proprietario si accorge del nodulo accarezzando il gatto e avverte la presenza di un pallino o di una massa che prima non c’era o è lo stesso veterinario che si accorge della presenza di questo nodulo visitando il gatto. Se se ne accorge il proprietario, spesso non dà molta importanza alla cosa perché il nodulo è piccolo e perché, toccandolo, il gatto non manifesta fastidio. Purtroppo questo tipo di tumore non è associato all’insorgenza di una sintomatologia dolorifica; il fibrosarcoma tende ad aumentare di volume molto velocemente ed è molto invasivo localmente quindi un nodulo piccolo nel giro di poco tempo può trasformarsi in un nodulo molto grosso e dunque molto difficilmente asportabile chirurgicamente.

Oltretutto, quando aumenta di volume il fibrosarcoma tende ad ulcerarsi e questa diventa una condizione molto fastidiosa per il gatto che tende a leccarsi in maniera insistente e a provocarsi anche delle infezioni locali. È molto importante portare il gatto in visita prima di arrivare a questa condizione: se il proprietario avverte la presenza di un nodulo, il veterinario potrà visitarlo, valuterà questo nodulo e soprattutto potrà eseguire un esame citologico.

L’esame citologico è un esame che si effettua con un ago molto sottile, quindi non è un doloroso per l’animale, e permette di prelevare delle cellule dalla massa e di farle esaminare in laboratorio per arrivare ad una diagnosi certa.

Quali possibili terapie si possono seguire?

Una volta fatta la diagnosi, che è sempre clinica e citologica, è importante stadiare il paziente cercando di capire esattamente quali sono le condizioni generali del nostro gatto: si devono eseguire gli esami del sangue e si consiglia anche di fare un esame della funzionalità cardiaca (un’ecocardiografia).

Nel caso del fibrosarcoma l’esame principe è la TAC perché ci permette non solo di escludere la presenza di metastasi e di escludere altre patologie concomitanti, ma soprattutto ci consente di andare esattamente a vedere dove è diffuso il tumore.

La TAC permette al chirurgo un approccio chirurgico ragionato per togliere il tumore nella sua interezza: un esame tomografico permette di valutare correttamente quali saranno i limiti corretti dell’intervento chirurgico.

Qualche anno fa quando ancora non si ricorreva all’esame tomografico, di recidiva dopo il giardino era piuttosto alto: si arrivava a un 50-80 % di recidive nei primi due anni dall’intervento chirurgico. Adesso se l’approccio è corretto, si arriva ad un tasso di recidive decisamente inferiore che può essere stimato intorno al 14-25% dei casi 

La terapia contro il fibrosarcoma del gatto è anche medicinale?

Dopo l’intervento chirurgico è fondamentale quello che noi chiamiamo l’esame istopatologico: si tratta di un esame non solo della massa ma anche del tessuto da asportare insieme al tumore primario. Se i margini sono puliti, molto spesso la terapia si conclude con l’intervento chirurgico; nel caso invece ci fossero dei margini sporchi quindi interessati dal tumore, si può valutare la radioterapia (che però alle volte non è disponibile) e o un trattamento di elettrochemioterapia o un trattamento chemioterapico.

Qual è la percentuale di sopravvivenza del nostro pet nel caso di fibrosarcoma?

Qualche anno fa sopravvivevano a due anni dalla chirurgia il 25-50% dei gatti, adesso la percentuale di sopravvivenza arriva anche al 60-80%, quindi una percentuale decisamente più alta.

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